Un anno di lotta ovvero chiuso per ferie

Chi ha seguito la storia di Agile ex Eutelia sa che ormai è passato un anno da quando siamo stati catapultati in un disastro economico di dimensioni artistiche.

Nel giorno della ricorrenza dell’anniversario della Cessione di Ramo d’Azienda Agile s.r.l. da EUTELIA spa ad OMEGA spa il 15 giugno è iniziato il presidio permanente a Piazza Montecitorio e nell’occasione sono stati messi nero su bianco i principali passi della vertenza. Un esercizio di memoria per tutti.

Questo il testo:

Giugno 2009: Il giorno 15, a sorpresa, ed in piena trattativa sindacale presso il Ministero dello Sviluppo Economico, 2000 lavoratori Eutelia vengono trasferiti in Agile e contestualmente venduti per 96.000 euro ad Omega. A capo di questo nuovo soggetto industriale vengono posti due noti fallimentaristi.
Luglio 2009: In piena Bagarre aziendale, nella più completa assenza di direttive manageriali, la proprietà impone 3 settimane di chiusura aziendale collettiva. Gli stipendi non arrivano. 1200 lavoratori, a seguito di un’analisi di merito sui criteri di trasferimento in Agile di persone e contratto, impugnano la cessione di ramo d’azienda.

Settembre 2009: Sollecitato ripetutamente ad intervenire, il Ministero dello Sviluppo Economico si fa garante della nuova proprietà; il Ministro Scajola firma un documento con date e criteri di pagamento degli stipendi e di presentazione di un piano industriale.

Il giorno 30 il comune di Roma rescinde un importante contratto di servizi informatici, per sfiducia nei confronti della nuova proprietà.

Ottobre 2009: La proprietà apre una procedura di licenziamento collettivo per 1192 lavoratori.

Il giorno 28 i lavoratori di Roma occupano la sede di via Bona, esercitando una sorta di autogestione per ben 157 giorni, allo scopo di garantire continuità di prestazione presso i presidi dei clienti legati contrattualmente all’azienda; il tutto in assenza di retribuzione e di rimborsi spese. Successivamente anche le altre sedi nazionali più importanti vengono occupate.

Novembre 2009: Il giorno 10 un gruppo di squadristi, travestiti da poliziotti, armati di tutto punto, irrompe nella sede di Roma, aggredendo il personale presidiante. il giorno 26 il Ministro Tremonti, attraverso la trasmissione televisiva “Anno Zero”, afferma che quello di Eutelia è un caso che deve essere risolto e che è impossibile che una società quotata in borsa possa essersi messa in un casino di queste dimensioni.

Dicembre 2009: Il Sottosegretario Letta, concorda con le organizzazioni sindacali il seguente piano di azione: denuncia per insolvenza al tribunale fallimentare di Roma, Commissariamento e impegno governativo per la costituzione di un tavolo di trattativa tra enti pubblici centrali e locali, clienti, soggetti industriali interessati al rilancio dell’azienda. Il giorno 23 il tribunale fallimentare di Roma sequestra l’azienda e la pone sotto custodia cautelare.
Febbraio 2010: Tentativo da parte della proprietà di riappropriarsi dell’azienda con la richiesta di concordato preventivo che produce ulteriore slittamento della sentenza.

Marzo 2010: Il giorno 10 durante lo svolgimento di un manifestazione autorizzata davanti Palazzo Chigi, 21 lavoratori non identificati dalle forze dell’ordine tra le centinaia che manifestavano per l’intervento istituzionale di sostegno al reddito, non percepivano retribuzione da oltre 5 mesi, venivano multati per importi variabili da 2500 a 10000 euro.

La magistratura condanna Eutelia ed Agile per comportamento anti sindacale (art. 28) ed ordina alle parti di rimuovere gli effetti della cessione di ramo d’azienda.

Aprile 2010: Il 20 il tribunale fallimentare di Roma respinge la richiesta di Concordato e affida l’azienda a tre commissari per la verifica sulle condizioni di amministrazione straordinaria.

Maggio 2010: Il tribunale di Arezzo dichiara insolvente Eutelia e la affida a tre commissari straordinari 2 dei quali hanno custodito Agile prima del commissariamento. Il tribunale di Milano, su richiesta del P.M. Greco che apre un’inchiesta a seguito di un esposto penale presentato dalle Organizzazioni Sindacale insieme ai lavoratori, dichiara insolvente Libeccio che è la controllante del gruppo Omega che è a sua volta controllante di Agile.

Dopo sette mesi senza stipendi, finalmente arriva il primo misero assegno di cassa integrazione.

In azienda l’immobilismo più totale da parte dei commissari.

Dopo 12 mesi di lotte e di vittorie legali il destino dei 2000 lavoratori sembra essere quello di SCOMPARIRE.
Nonostante il sacrificio e la tenacia dimostrata nel voler perseguire quanto richiesto dal Sottosegretario Letta per rilanciare un’azienda saccheggiata da falsi imprenditori ed impoverita sia dallo sciacallaggio di aziende concorrenti sia dall’immobilismo delle istituzioni, il silenzio più totale.

Dal 20 Aprile aspettiamo invano un segnale di giustizia.

Oggi ad un anno esatto dall’inizio della lotta per la difesa del posto di lavoro, sembra chiaro che tutto ciò che il potere economico rappresentato dalle Banche e da Finanzieri senza scrupoli e assecondato dal Governo, è la volontà di farci sparire e dimenticare che esiste un caso EUTELIA Information Technology.

Con questa nostra presenza permanente in Piazza Montecitorio, ed attraverso lo strumento dello SCIOPERO DELLA FAME, vogliamo dimostrare OBBEDIENZA alle istituzioni, assecondando quanto in questi lunghi e travagliati mesi il potere politico ha dimostrato di perseguire:
L’ANNIENTAMENTO.

Lavoratori Information Technology Eutelia ANCORA IN LOTTA

Ma quello che non si può dire è che dietro tutto questo ci sono molti problemi di ordine pratico e ideologico. Per poter organizzare per esempio uno sciopero della fame si ha bisogno di volontari si, ma anche di tanta fermezza, determinazione e coerenza.
Spesso bisognava ricordare ai presenti che era meglio evitare di mangiarsi un panino nelle vicinanze di chi rinunciava al cibo per una causa comune. Un esempio di leggerezza che non paga.

Siamo stati 53 giorni in presidio permanente in Piazza Montecitorio ma il 4 agosto, dopo un incontro puramente formale con il sottosegretario Gianni Letta, la piazza è stata “sgomberata” dal camper che ci ospitava.
Forze di polizia? No, abbiamo fatto tutto da soli.
Perché? Tutti avevamo bisogno di riposo.

E riposo sia allora. Ma la risposta giunta dai commissari straordinari (peraltro presenti all’incontro con Letta in cui si è parlato di rilancio e salvaguardia di posti di lavoro, ndr) è una richiesta di CIGS per tutto il personale in forze, cioé 1485 unità.

Impegni inderogabili


(Pomeriggio sul divano: Edo gioca con l’iPhone, mamma e papà al suo fianco)

Mamma verso Edo: “Amore mio!

Edo: “Lo so, lo so che sono il tuo amore mamma, ma ora sto giocando!

Immaginate la mia espressione: Kermit dei Muppets.

Isofix forever

Venerdì pomeriggio ho avuto il mio primo incidente stradale. In realtà non è neanche colpa mia perché un autocarro mi ha tamponato da ferma e mi ha fatto finire addosso alla macchina davanti. Il mio primo pensiero, mentre vedevo arrivare il pazzoide, è stato per Edoardo, che nonostante fosse ben legato ha comunque subito un contraccolpo alla testa.

Una volta scesi dalla macchina mentre si verificavano i danni, tutti si sono preoccupati per il bambino e la prima cosa che mi chiedevano era se fosse legato sul seggiolino. Ed io ogni volta annuivo anche un po’ stizzita che si potesse pensare il contrario.

Sabato sono andata ad una riunione a scuola. Ho incontrato una mamma e le ho raccontato l’accaduto. Poi le ho detto di quanto mi altero quando sento di genitori che permettono a i propri figli di girare per la macchina durante la marcia, oppure che li posizionano sul seggiolino senza legarli. Le ho detto che se fossi stata una mamma di quel genere, Edoardo oggi probabilmente non sarebbe più con noi. Le ho visto diventare gli occhi rossi. Poi mi ha detto che per pigrizia anche lei ultimamente sta avendo questo tipo di atteggiamento. Spero non siano lacrime di coccodrillo.

Una volta ancora se non bastassero le volte che lo abbiamo sentito dire. Usare il seggiolino nel modo corretto non è fare violenza ai propri figli ma rispettare la loro vita. E soprattutto se potete scegliete un seggiolino con l’aggancio isofix. Ho visto seggiolini legati al sedile della macchina con le sole cinture di sicurezza scivolare letteralmente in avanti con una frenata anche lieve. E questa cosa mi terrorizza.

La festa con gli amichetti

Edoardo ha compiuto 4 anni lo scorso 17 maggio.
E’ già da qualche mese che mi chiedeva di invitare i suoi amichetti a casa per giocare. Si pensa sempre che siano piccoli mentre loro a scuola socializzano a livelli “adulti” scambiandosi inviti reciprocamente.

Così per non disattendere i suoi desideri abbiamo deciso di organizzargli una festa, rigorosamente casalinga, perché proprio non sopporto la freddezza dei locali con animazione.
I bambini sono così bravi ad organizzarsi il gioco da soli senza bisogno di un adulto che li indirizzi.

Abbiamo deciso, anche su consiglio della maestra, e viste le dimensioni della casa, di limitare l’invito ai soli amichetti e “liberare” così i genitori per due ore. L’invito parlava chiaro, orario di inizio e di fine con il programma del pomeriggio: film e merenda.
Quindi “Era glaciale 3”, piñata con caramelle e regalini, e catering casalingo:
Mini panini
Rustici
Tramezzini e club sandwinch
Pizza
Patatine (industriali)
Biscotti alla panna
Muffin
Crostata alle fragole
e

“Foresta nera” ma riveduta e corretta a misura di bimbo. Quindi non ciliege al liquore ma fragole fresche per decorazione.
All’interno fragole lasciate macerare nel loro sciroppo che ho usato come bagna per il pan di spagna al cioccolato fondente.
I genitori oltre alla libertà hanno apprezzato molto anche la torta.
Quindi grande successo di pubblico e grande riuscita della festa, che ha visto la maestra vegliare sui bambini con dolcezza e fermezza.

Per la storia devo dire che, come da previsione, i bimbi sono stati angeli fino all’arrivo dei genitori, poi è iniziato il vero delirio.

I sogni son desideri?

Risveglio disperato per Edo qualche giorno fa.
Cercava un piccolo pipistrello suo amico.
Gli ho detto che probabilmente lo aveva sognato.
E lui: «Allora torno nel mio sogno.»
E poi:  «Mamma, dove stanno i sogni, negli occhi?»
Gli ho risposto imbarazzata che forse si trovano nella testa.

Poi il pomeriggio quando siamo andati a riprenderlo a scuola, la maestra tutta fiera ha cominciato a chiedere a Edoardo dove stanno i sogni e lui da buon scolaro ha risposto: nel cuore!
Il nostro razionalismo è andato a farsi benedire, capitolato sotto i fondamenti romantici di una maestra di 25 anni.

La casetta

«Mamma non lo fare mai più»
Con un occhio ancora chiuso vedo Edoardo vicino al mio letto che con aria severa mi rimprovera di qualcosa che non comprendo. Gli chiedo amorevolmente cosa abbia mai fatto di così terribile.
«Hai tolto la porta alla casetta di Gaia»
Penso: sono le  6, forse ha fatto un brutto sogno.

Invece mi prende per mano e mi porta a vedere il disastro: erano un po’ di giorni che costruiva con cuscini, coperte e mezzi di fortuna una “casetta” per la sua amica Gaia. Il piumone era la porta. Io ovviamente l’avevo usato per coprirlo durante la notte, rompendo quindi la porta.

Praticamente ho danneggiato irreversibilmente il nido d’amore di questo povero innamorato.

Questa storia è andata avanti per tre giorni. Un continuo fare e disfare finché non ho deciso di invitare Gaia a vedere la sua casa.

Non so se è rimasta più colpita mamma Giorgia (la futura suocera di Edo?) o la piccoletta. Certamente Edoardo era fierissimo del suo lavoro.
Dalla foto sembra solo un cumulo di cose ma dietro c’è veramente tanto amore.

Le Déjeuner sur l’herbe

Erano anni che non passavo il Primo Maggio fuori porta e quest’anno come non farlo con i miei colleghi. Così tutti sotto la sede Eutelia di Arezzo per simboleggiare che il lavoro ce lo hanno tolto e noi non smetteremo di ricordarglielo.

Tra i racconti della manifestazione del giorno prima e qualche boutades abbiamo trascorso una bella giornata, come sappiamo fare da quando è iniziato questo incubo. Perché, come mi piace ricordare a chi non ha retto allo sconforto e si è isolato, stare insieme e condividere è un grandioso antidepressivo.

Il 30 la città è stata solidale e generosa e i colleghi non si sono certo risparmiati. Il 1° è stato il giusto risarcimento per lo stress da manifestazione.
E io dalla mia ci ho messo le coccole dolci: una scatola di muffin alle fragole e al cioccolato che non è durata più di 5 minuti…

.. tanto graditi anche da Edo che non me ne ha dato neanche un pezzetto.

Giustizia è fatta!

Giro l’angolo di via Lepanto quello su via delle Milizie. Il marciapiede è pieno di colleghi, in visibile ansia. I toni sono bassi, di quelli che attendono. Poi il boato.

Vedo correre da dietro la camionetta dei Carabinieri, Michele e Vittorio che urlano: “Amministrazione straordinaria”. Un attimo di incredulità. Poi ci lanciamo tutti in un abbraccio collettivo. Le lacrime scendono copiose.

Ho ancora i brividi mentre lo scrivo.

La notizia sui giornali è già decotta, l’emozione no.

How to train your dragon


Oggi dopo due giorni di castighi post marachelle siamo riusciti a portare Edoardo a vedere Dragon Trainer o come dice lui “Dlagon tleinel”.

Purtroppo lo spettacolo non in 3D era alle 18.20 e dopo un’ora di attenta visione allo scoccare delle 19.20 (ora in cui normalmente cena) Edo ha cominciato a perdere colpi e mi ha sussurrato di voler andare a casa.
Un rivolo di sudore freddo poi mi sono ricordata di avere le caramelle. Zucchero per il cervello… così ha resistito fino alla fine.
Ci sarebbe scocciato molto andare via vista la qualità del film.

Comunque tanto gli è piaciuto che ha dichiarato di volerselo portare via e alle nostre spiegazioni in fatto di distribuzione cinematografica si è rassegnato con un “lo prenderò domani”.

E’ inultile dire che si è addormentato due minuti dopo che siamo entrati in macchina per tornare a casa. Non mi preoccupo per eventuali risvegli notturni da fame perché… il vichingo aveva largamente provveduto a saziarsi.

Diario della settimana

Martedì 6 aprile: qualcosa è cambiato. Stamattina una strana emozione. Dovrebbe essere una mattina come tante. Ma non lo è.
Vado a lavorare (sempre senza un obiettivo) ma stavolta mi manca qualcos’altro. La sensazione di cadere nel vuoto di questi ultimi mesi ora è … senza paracadute. Il 2 aprile si è rotto. Il presidio in qualche modo dava una sensazione di sicurezza. Potevo andare a parlare con i miei amici e colleghi. Quelli con cui condivido le stesse emozioni.
Ora devo stare in stanza con chi non sono sicuro mi capisca realmente. Perché ha smesso di lottare (o di reagire) da tre mesi.
“Vorrei che fosse già domani” mi ha detto il Procione.

Mercoledì 7 aprile: sciopero e presidio davanti al tribunale fallimentare di Roma. Siamo in attesa della sentenza: noi vogliamo l’amministrazione straordinaria, l’azienda ha presentato il concordato. Alle 12 ci dicono che uno dei giudici sta male e non ci sarà consiglio e tanto meno sentenza. Tutti a casa con la coda tra le gambe e il paracadute  sempre più rotto. A domani.

Giovedì 8 aprile: Esco dal lavoro fiduciosa. Speranzosa. Vado a mangiare qualcosa con gli altri manifestanti e insieme aspettiamo la sentenza. Mentre mangiamo arriva la notizia: i giudici hanno deciso di dare altro tempo all’azienda per presentare i documenti mancanti. Sembra un po’ il decreto salva-liste. E la caduta è vertiginosa.
E’ da giorni che penso alla famosa citazione dal film L’odio:

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: “Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.

Venerdì 9 aprile: al lavoro mi scontro con gli ignavi che mi deridono per il mio accanimento nella lotta, e mi danno pure lezioni di vita. Uno mi dice: “Tu non sai. Ci sono persone che stanno male, che piangono a casa. Non si può giudicare”. Beh certo detto a me che:  che vado a lavorare senza soldi, mi faccio il maggior numero di presidi e scioperi, cerco di mandare avanti la mia famiglia, la mia vita. E mi becco i calci sotto la sedia per farmi stare zitta dal Procione. “Non ti curar di loro” è il suo motto.

Sabato 10 aprile: Sono andata ad un dibattito su/tra lavoratori (ex) Eutelia e Ispra . Si parlava anche della situazione dei nuovi schiavi a Nardò, in Puglia. Un dibattito alla parliamoci addosso, nel senso che purtroppo ce lo diciamo tra noi… ma la gente “comune” pare non accorgersi di cosa succede veramente in Italia.
Avevo trascorso praticamente tutto il giorno al negozio dei negozi come Edo ama chiamare il centro commerciale. E dopo una giornata immersi nel consumismo (anche se noi andiamo mirati sulle necessità vista la scarsissima liquidità del periodo), avrei voluto che tutti quegli zombi (perché come insegnano i film orror agli zombi piacciono i centri commerciali, ndr) fossero presenti.

Il mio umore se già non particolarmente alle stelle subisce le parole dei relatori. E le lacrime non si fanno attendere.

C’è qualcosa di sacro nelle lacrime. Non sono il segno della debolezza ma del potere. Sono i messaggeri di un dolore schiacciante e di un amore indicibile. [Washington Irving].